

Flop affluenza alle prime elezioni dei giudici in Messico
Intorno al 13%, secondo i primi calcoli. Forti critiche al voto
Le controverse elezioni per scegliere almeno la metà dei giudici di tutti i livelli in Messico (compresi i membri della Corte suprema) si sono svolte ieri senza incidenti di rilievo, in una giornata con bassissima affluenza alle urne, inferiore anche alle aspettative più pessimistiche iniziali. A Città del Messico, migliaia di persone hanno marciato in segno di protesta dall'iconica Colonna dell'Indipendenza al Monumento alla Rivoluzione, convinte che le elezioni dei magistrati siano la porta di entrata per "una dittatura della toga". La presidente della Repubblica, Claudia Sheinbaum, dopo aver votato ha invece esaltato la misura, sostenendo che adesso "il Messico è il Paese più democratico del mondo". In base ai primi dati, divulgati nella notte dalla direttrice dell'Istituto nazionale elettorale (Ine), Guadalupe Taddei, l'affluenza alle urne è stata ancora più bassa del previsto, tra il 12,57% e il 13,32%, pari a circa 13 milioni di voti espressi. Quasi 50 mila candidati si sono contesi oltre 2.681 posizioni federali e locali, tra cui 386 giudici distrettuali, 464 giudici d'appello, cinque magistrati del Tribunale disciplinare giudiziario, due del Tribunale elettorale, nove membri della Corte suprema e 15 responsabili delle Camere regionali del Tribunale elettorale. Ulteriori 4.000 posizioni saranno ricoperte nel 2027. Le urne sono state chiuse alle 18 locali (le 2 di stamani in Italia), ma i risultati dovranno essere pubblicati solo nella giornata di oggi a causa delle difficoltà nello scrutinio. Le elezioni dei giudici, nate dalla riforma giudiziaria promossa dal predecessore di Sheinbaum, Andrés Manuel López Obrador, in carica dal 2018 al 2024, sono state criticate per essere un tentativo del partito Morena al governo di controllare la magistratura, oltre che per il rischio di influenza dei narcos.
G.Fontana--GdR