Giornale Roma - Nasce l'osservatorio Blue Economy di Intesa Sanpaolo-Bocconi

Nasce l'osservatorio Blue Economy di Intesa Sanpaolo-Bocconi
Nasce l'osservatorio Blue Economy di Intesa Sanpaolo-Bocconi

Nasce l'osservatorio Blue Economy di Intesa Sanpaolo-Bocconi

Ricerca su capitale naturale e transizione marittima verde

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Il capitale naturale blu e la mobilità sostenibile sono al centro delle due prime ricerche del Blue Economy Monitor di Intesa Sanpaolo e Sda Bocconi School of Management, presentate a Milano. L'osservatorio promosso dal gruppo guidato da Carlo Messina nasce con l'obiettivo di analizzare i diversi aspetti dell'economia del mare e di monitorarne le dinamiche di sviluppo, per diffondere una maggiore conoscenza delle opportunità legate a un settore in forte crescita a livello mondiale che può vedere l'Italia protagonista. Il Blue Economy Monitor si inserisce in un più ampio ecosistema dedicato alla Blue Economy e ai fondali marini, che coinvolge partner nazionali e internazionali come l'Université PSL di Parigi, SRM Centro Studi e Ricerche, One Ocean Foundation e primarie realtà aziendali. "Tra i trend emergenti, la blue economy e i fondali marini offrono straordinarie potenzialità di crescita per il nostro Paese", ha detto Elisa Zambito Marsala, responsabile Education Ecosystem and Global Value Programs di Intesa Sanpaolo. "La blue economy amplia il concetto dell'economia del mare, integrando i principi di sostenibilità ambientale e sociale", ha spiegato Stefano Caselli, dean di SDA Bocconi. "Essa si concentra sull'uso responsabile delle risorse dell'oceano per promuovere la crescita economica, migliorare i mezzi di sussistenza e creare occupazione, garantendo al contempo la salute degli ecosistemi marini", ha proseguito. Secondo la ricerca, il valore globale dello stock di capitale naturale blu è stimato in oltre 24.000 miliardi di dollari, di cui 5.600 miliardi nel Mediterraneo, con flussi economici tra 1.500 e 2.600 miliardi l'anno. In Italia, nel 2022, l'economia del mare ha generato 64,6 miliardi di euro di valore aggiunto lordo, con un impatto complessivo sul Pil di 178,3 miliardi e oltre 1 milione di occupati. Tra i settori emergenti si segnalano energie rinnovabili marine, biotecnologie blu, soluzioni digitali per la gestione degli ecosistemi e infrastrutture sostenibili. La seconda ricerca analizza la transizione verso la mobilità sostenibile nel comparto marittimo-portuale. Il trasporto marittimo, oggi responsabile del 2,9% delle emissioni globali di gas serra, rappresenta la modalità più efficiente dal punto di vista energetico ma richiede ingenti investimenti per la decarbonizzazione. Le raccomandazioni comprendono il rafforzamento del green public procurement, la creazione di green corridors sulle principali rotte nazionali, lo sviluppo coordinato delle infrastrutture portuali per carburanti alternativi e un uso mirato dei fondi Ets europei, che potrebbero generare per l'Italia tra 333 e 419 milioni di euro l'anno a partire dal 2026.

F.Piras--GdR